venerdì 6 marzo 2009

II DOMENICA DI QUARESIMA Da Don Franco

II DOMENICA DI QUARESIMA – B
8 marzo 2009


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non sten-dere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo an-dò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e co-me la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si di-ranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 115

Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

Seconda Lettura Rm 8,31b-34

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!


Vangelo Mc 9,2-10

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in di-sparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Ge-sù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendo-si che cosa volesse dire risorgere dai morti.




Essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Il racconto della Trasfigurazione vuole ricordare lo stupore che ha accompagnato i discepoli du-rante tutta la vita trascorsa accanto al maestro. Non vedevano nessuno, se non Gesù solo, con loro. Ep-pure traspariva da Lui un mistero che sarà rivelato solo con la Risurrezione.

Tutti e tre i Sinottici riportano questo racconto. I fatti che lo preparano sono:
la moltiplicazione dei pani; e le folle che vorrebbero acclamarlo un Messia nazionalista.
Le autorità della nazione e i farisei non lo riconoscono come Messia e lo disprezzano.
Professione di fede di Pietro, a nome dei discepoli rimasti; e nello stesso tempo il loro “non pen-sare secondo Dio ma secondo gli uomini” (Mc 8,33)
Gesù allora si dedica a rivelare loro progressivamente il mistero del destino che lo attende come Messia, cioè del Figlio dell’uomo che deve salire a Gerusalemme, per morire e risuscitare. Gli apo-stoli sono spaventati. Come superare lo scandalo della croce e della morte?
Gesù indica non come evitarlo, ma come superarlo: nello stesso momento proclama l’umiliazione e la gloria che lo seguirà; morte ignominiosa e risurrezione al terzo giorno: due aspetti dello stesso mistero.
Per lui, ma anche per i suoi discepoli.
Fino alla Pasqua e alla Pentecoste, non è possibile nascondere lo scandalo.
Ma il Padre può far contemplare per un istante ai discepoli privilegiati uno squarcio della gloria finale del suo Figlio:
E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». (Mc 9,1)
Una pregustazione della gloria escatologica del Figlio dell’uomo, già contenuta in quel Gesù che vive con loro quotidianamente.

Dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
La voce: è la stessa che si è fatta udire al Battesimo di Gesù; ma qui c’è l’aggiunta: ascoltatelo!
Il Figlio mio, l’amato,
è il figlio unico, quello del salmo 2,7:
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Il comando ascoltatelo!, richiama l’annuncio del Deuteronomio: Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto (Deut 18,15),
Pietro ne applica il senso a Gesù : Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. (Atti 3,22).
La montagna: il luogo appartato e deserto per sfuggire all’assedio della folla.
Un alto monte, in disparte, loro soli.
Quale monte? Il Tabor? O l’Hermon? Perchè non il monte Sion, Gerusalemme?
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri». (Is 2, 2-3).
Forse Gerusalemme diventa secondaria di fronte alla gloria annunciata nella Trasfigurazione.
È un monte simbolico, che richiama semmai il monte Sinai; il monte di Mosè e di Elia.
La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al set-timo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. (Es24, 16)
Gesù è il nuovo Mosè.
Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto (Mc 9,2)
La gloria:
preannuncio escatologico, di quando
il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». (Mc 8, 38)
Le capanne:
«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Riferimento alla festa delle Capanne, in cui Dio viene a intrattenersi familiarmente con il suo popolo?
O riferimento a Mosè, che dopo aver parlato con Dio, aveva il volto così splendente che doveva coprirsi la faccia con un velo, e se lo toglieva solo quando entrava nella tenda del Convegno per parlare con Dio:
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: guardavano passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. (Es 33,8-11).
O forse è la stessa idea che S. Giovanni riprende nel suo Vangelo:
E il Verbo si fece carne
e pose la sua capanna in mezzo a noi (Gv 1,14).
La nube:
Ancora le immagini della nube di Mosè:
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. (Es 40, 34-35)
La nube che discende sul volto glorioso di Gesù, indica la presenza di Dio stesso.
È la stessa immagine (e lo stesso verbo) che Luca usa per l’annuncio dell’angelo a Maria: “La potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1,35).



Nella seconda lettera di Pietro, la trasfigurazione viene ricordata con intento catechistico:
Vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari del-la sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre quando giunse a lui questa voce dalla maesto-sa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. (1 Pt 2,16-18)

Qui non c’è più nube, né alta montagna, ma santo monte. Non c’è “ascoltatelo”.
Pietro vuole dare garanzia divina al suo insegnamento. Ascensione e Pentecoste hanno altri nu-merosi testimoni; ma si riferiscono al Signore ormai nella fase escatologica; la Trasfigurazione in-vece assicura la presenza di Cristo nella nostra esperienza storica, prima della Pasqua.
Cristo Trasfigurato è il simbolo dell’incontro tra cielo e terra. È il luogo dell’esperienza mistica
L’esperienza quotidiana del cristiano è illuminata dalla presenza di Cristo e prepara alla grande luce della Pasqua eterna, anche quando è afflitta da sofferenza, e deve prendere su di sé la croce o-gni giorno.

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