venerdì 20 febbraio 2009

VII DOMENICA ORD – B da don Franco

Prima Lettura Is 43,18-19.21-22.24b-25

Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.
Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
Tu mi hai dato molestia con ì peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
Io, io cancello i tuoi misfatti
per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 40

Rinnovaci, Signore, col tuo perdono

Beato l'uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici.

Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
tu lo assisti quando giace ammalato.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore,
guariscimi: contro di te ho peccato».

Per la mia integrità tu mi sostieni
e mi fai stare alla tua presenza per sempre.
Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.

Seconda Lettura 2 Cor 1, 18-22

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria.
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.

Vangelo Mc 2, 1-12

Dal vangelo secondo Marco
Gesù entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pen-savano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Alzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meraviglia-rono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Dovevano portarlo in quattro.
Il paralitico non può muoversi da solo.
Però pure quelli che stanno davanti alla porta sono come paralitici, nessuno si muove né si degna di con-cedergli un varco.
Viene da chiedersi: È più grave la paralisi del corpo o quella dello spirito?
Per completare l’accenno, sempre così essenziale di Marco, possiamo immaginare i commenti:
Mo che vuole questo? Pretende di ascoltare Gesù che annunciava loro la Parola. Ma che può capire, lui, un peccatore? Se è così malato certo Dio lo ha punito per qualche peccato! Suo o della sua famiglia. E quanto posto occupa? Io non mi muovo. Non c’è posto per lui.
(Ricordate? «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. (Giov 9, 3)).

Una signora venne a lamentarsi perché un uomo in carrozzella chiedeva l’elemosina alla porta della chie-sa, in via del Corso, e diceva: “che brutto, tutti questi poveri, … al centro di Roma! Bisognerebbe mandarli in periferia!”
O che pensereste di quei ragazzi, che vedendo salire sul bus un disabile, non gli cedessero il posto a sede-re, anzi facessero delle battute sulle sue anomalie?
La situazione doveva essere proprio così alla porta di quella casa. Infatti, erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro … ma nessuno di muove …

Marco ha già fatto capire da che parte sta, e chi sono i veri peccatori, sempre pronti al giudizio sugli altri; giudizio perentorio e inappellabile non solo sul paralitico e i quattro, ma anche su Gesù; tutti arroccati nelle loro sicurezze “non negoziabili”.
Che potranno pensare quando Gesù dirà «Figlio, ti sono perdonati i peccati»?
Brutalmente disarcionati, non capiranno niente. Per loro il perdono dei peccati è solo quello che Dio concede nel giorno del Kippur: gesti, riti e preghiere ben classificati della liturgia ebraica.
Il comportamento di Gesù è novità assoluta:
• non è vero che il paralitico è così perché punito da Dio;
• è invece strumento di un annuncio di vita nuova che solo Dio può dare; Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?
• questa nuova vita è donata per mezzo di Gesù;
• i veri peccatori sono quelli che non hanno permesso al paralitico di entrare.
• esiste il potere di perdonare i peccati sulla terra.
• Tutto viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il mini-stero della riconciliazione. (2 Cor 5,18)

Non è più così chiaro il modo con cui questo perdono si può celebrare nella Chiesa, e in che mo-do essa è erede di quella facoltà di Gesù.
Un po’ di storia della Liturgia ci fa comprendere quanto faticoso sia stato nei secoli il cammino della Chiesa per attualizzare questo potere di perdonare i peccati sulla terra.
Forma e riti della celebrazione si sono evoluti attraverso i secoli.
L’ultimo documento per l’attuazione del RITO DELLA PENITENZA riformato a norma dei de-creti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, porta la data dell’8 marzo 1974.

Ma non ci sono i penitenti, e chi vuole celebrare la Riconciliazione in genere lo fa altrove.

Ma cosa è successo nella pratica del sacramento della Riconciliazione, che dovrebbe riprodurre per noi quello che Gesù fece col paralitico?
Dobbiamo riconoscere che la Confessione (Riconciliazione) in pochissimi anni è colata veloce-mente a picco.
Un crollo improvviso di fede, la poca disponibilità dei sacerdoti, la mancanza di tempo nella no-stra vita frenetica, una sfiducia nella Chiesa?
O un segno dello Spirito che ci interroga su come stiamo vivendo il sacramento del perdono dei peccati?

Forse l’Istituzione Chiesa si è identificata più con codici giuridici, che con lo spirito del Vangelo, troppo schierata con quelli che giudicano le intenzioni, affermano principi morali, sono sicuri delle proprie decisioni e severi con gli altri?

Come ritrovare l’umiltà e l’autorità di Gesù che comprende e non condanna, anzi che mette ele-gantemente sotto accusa l’atteggiamento degli scribi? Lo spirito di Gesù ha altre strade.


Ma quei quattro scatenati sono decisi ad arrivare da Gesù a qualunque costo. Forse si aspettano la guarigione, come il lebbroso di domenica scorsa, ma non è detto esplicitamente. Il paralitico in tutta la vicenda non dice nemmeno una parola; è guarito per la fede dei suoi amici.
Forse questa pagina del Vangelo vuole sottolineare il ruolo della comunità nell’itinerario del perdono.

Fantastica e commovente l’idea di farlo calare dal tetto. Indica l’intraprendenza della fede dei quattro più che la realtà, l’utopia che Marco approva e incoraggia. Nessuna difficoltà potrà scorag-giarli.

Ed ecco che Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Commuove e dà fiducia questo Gesù che guarda in faccia quegli uomini e vede la loro fede inte-riore; nel paralitico vede l’uomo, l’ immagine e somiglianza di Dio, da ricostruire, nel corpo e nello spirito.
Attraverso il corpo raggiunge tutto l’uomo.
Subito Gesù si mette dalla sua parte, dalla parte dei peccatori. Forse essi lo sono pure, ma stanno cercando guarigione, del corpo e dello spirito.
Già al Battesimo di Giovanni, Gesù si era messo dalla parte dei peccatori, si era mischiato con loro per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di es-sere battezzato da te e tu vieni da me?».
Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». (Mt 3, 14-15)
La nostra mente va istintivamente anche a quell’altro racconto del capitolo ottavo di Giovanni:
«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scri-veva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». (Giov 8, 7-11)
Gesù ha ribaltato la situazione. Ora i colpevoli sono quelli che pretendevano di accusare.

Non abbiamo fretta di identificare questi Vangeli con la “Riconciliazione”, come la conosciamo noi ora; certo però ci suggeriscono serie riflessioni per uscire da una prassi spesso frettolosa, super-ficiale e individualistica.
Sentiamo sinceramente che siamo peccatori, bisognosi della fede di quei quattro, cerchiamo la serenità del perdono di Dio e dei fratelli che abbiamo offeso, e siamo alla ricerca di quello che Gesù farebbe oggi per assicurarci il perdono e la forza di riprendere il cammino nella sua Chiesa.

Prove Tecniche a Piazza del Popolo

E' quasi notte fonda, almeno per me (21.30) sento rulli di tamburo. Mi affaccio alla finestra. Un fascio di luce verde davanti ai miei occhi. Ma che sarà? Seguo la lunga linea tracciata nel vuoto, sospesa su via del Corso. Parte da Piazza del Popolo e raggiunge il Vittoriano.... ma che sarà?
UFO?