venerdì 25 settembre 2009

XXVI DOMENICA ORD. – B 27 settembre 2009 (da don Franco Amatori)

Prima Lettura Nm 11, 25-29

Dal libro dei Numeri
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell'accampamento, uno chiamato Eldad e l'altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell'accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me?
Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 18

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.

Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.

Seconda Lettura Gc 5, 1-6

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco.
Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».



Carissimo Giacomo,
ti ringrazio con tutto il cuore della Lettera che hai scritto alle comunità cristiane del tuo tempo, circa 1900 anni fa, ma che è ancora attualissima. Non ti ho conosciuto personalmente. Esattamente non so neppure chi tu sia.
Non sei certamente
Giacomo di Zebedèo (fratello di Giovanni), ai quali (Gesù) diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono (Mc 3,17);
ma certo hai ereditato il loro spirito. La lettera che porta il tuo nome è un uragano di insegna-menti, di collera e di dolcezza soprattutto quando parla dei poveri oppressi, dei malati e del perdono dei peccati ...
Nell’anno 44 d.C. il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. (Atti 12,1-2).
Non sei nemmeno Giacomo di Alfeo, (Mc 3,18) ricordato nel gruppo dei Dodici di Gesù.
Qualcuno suppone che tu sia “Giacomo, il fratello del Signore” (cfr Mc 6,3; Gal 1,19) originario di Nazaret, probabile parente di Gesù (cfr Mt 13,55; Mc 6,3) di cui il libro degli Atti sottolinea il ruolo preminente svolto nella Chiesa di Gerusalemme.
“La più antica informazione sulla morte di questo Giacomo ci è offerta dallo storico ebreo Flavio Giuseppe. Nelle sue Antichità Giudaiche (20,201s), redatte a Roma verso la fine del I° secolo, egli ci racconta che la fine di Giacomo fu decisa con iniziativa illegittima dal Sommo Sacerdote Anano, figlio dell’Annas attestato nei Vangeli, il quale approfittò dell'intervallo tra la deposizione di un Procuratore romano (Festo) e l'arrivo del successore (Albino) per decretare la sua lapidazione nell’anno 62”. (Benedetto XVI - Udienza Generale - Mercoledì 28 giugno 2006).
Molti studiosi ritengono che tu sia un autore della fine del primo secolo (o inizio del secondo); la tua lettera era così importante e radicata nell’insegnamento degli apostoli che l’hai attribuita all’apostolo Giacomo; non era un vero imbroglio, ma un’usanza diffusa in quel tempo, per dare maggiore autorità alla lettera.
Ma chiunque tu sia, ti ammiro per la tua chiarezza, concretezza e il tuo coraggio. Mi ricordi Gio-vanni Battista che paga con la vita il suo “gridare nel deserto”.
La lettera contiene insegnamenti importantissimi per la vita cristiana, ancora molto legati alla cultura e tradizioni ebraiche, ed è un documento che lascia intravedere problemi e usanze della prima generazione di cristiani.
Ma soprattutto mi ha convinto e coinvolto il tuo coraggio nella difesa dei poveri e quella tua de-cisa condanna nei confronti dei ricchi e potenti che opprimono i deboli.
La parte della lettera che leggiamo in questa domenica esprime bene anche la rabbia nostra contro gli abusi di potere dei nostri giorni. Chissà cosa diresti se fossi qui oggi, in questa nostra società ingiusta, violenta e dilaniata! Finalmente ho trovato in te un alleato. Certe volte mi viene la voglia di usare le tue stesse parole; sento come una ribellione dentro di me. Non è vero che il cristiano deve stare sempre zitto davanti alle ingiustizie e agli abusi.
Anche Gesù, sulla linea dei profeti della Bibbia, ha usato parole di fuoco contro gli scribi, i fari-sei, gli anziani del popolo, e perfino contro i sommi sacerdoti per le loro ipocrisie, rapine e scandali. Il Vangelo di questa domenica non ci va leggero con quelle immagini della macina da mulino al collo, e della mano tagliata e dell’ occhio …, contro chi dà scandalo.
Nello stesso tempo, quando sono sdegnato per le ingiustizie dei nostri giorni mi dico che devo stare calmo, che devo perdonare perché anche Gesù ha perdonato, e che san Paolo mi raccomanda “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. (Rm 12,21).
È sempre difficile per me trovare la misura giusta tra sdegno, giustizia e perdono.
Ma tu potevi permetterti quelle espressioni così forti perché nella tua vita non c’erano compro-messi. Io invece a volte non posso parlare per paura che qualcuno mi rinfacci qualche mio peccato o debolezza. Chi di noi è senza peccato da poter scagliare la pietra per primo?
Però ho capito che posso avere tutta la rabbia, che devo lottare per la giustizia (è la quarta e l’ottava beatitudine del vangelo di Matteo cap. 5), e che comunque non posso mai farmi giustizia o vendetta da solo.
Come Gesù, che oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. (1 Pt 2, 23).
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”. (prima lettura).