giovedì 28 febbraio 2013

Sede Vacante


Così ci ha salutato Papa Benedetto

Grazie!
Grazie a
voi!
Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione.
Ci benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!



Ed ora Preghiamo:

Veni Creator

Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.

O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell'anima.

Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.

Sii luce all'intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.

Luce d'eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore.

Amen.


Preghiamo.

O Signore, che guidi e custodisci la tua Chiesa,
infondi nei Cardinali elettori,
lo spirito d'intelligenza, verità e pace,
affinché, con tutto il cuore comprendano
i desideri che a Te sono graditi,
e conoscendoli, con tutte le forze li seguano.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.



C'ero anche io



Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!
In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.


E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare





Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

martedì 26 febbraio 2013

In occasione dell'udienza del Papa del 27 febbraio


 
Oggetto:   Udienza Pubblica del S. Padre Benedetto XVI.
                   Mercoledì 27 febbraio 2013

        
In occasione della celebrazione specificata in oggetto si rappresenta quanto segue:

-      il transito veicolare verrà interdetto a partire dalle ore 07.00 in Via della Conciliazione (altezza Via della Traspontina), fatte salve ulteriori chiusure al traffico si dovessero effettuare per sopraggiunte necessità;

-      I pullman potranno utilizzare le aree di parcheggio di Via delle Fornaci, Via Nuova delle Fornaci, Largo Micara e Parcheggio del Terminal Gianicolo, fermo restando il possesso del contrassegno rilasciato dall’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità;


-      Il servizio di trasporto pubblico, sia di superficie che della linea metropolitana, sarà intensificato ed inoltre saranno istituite n. 30 navette per fare la spola (senza fermate intermedie) tra la Stazione Termini e Lungotevere in Sassia dalle ore 07.00 alle ore 14.00;

-      E’ previsto il posizionamento di bagni chimici in area San Pietro così come presidi sanitari;


-      Verranno installati n. 3 maxischermi in Piazza Pio XII ed in Via della Conciliazione;
-      Operatori della protezione civile saranno presenti in Piazza San Pietro, in Via della Conciliazione e strade limitrofe così come nelle fermate di “Termini” e “Ottaviano”;

-      Saranno predisposte n. 4 unità speciali di strada  (automezzi adibiti al trasporto delle persone con disabilità e non deambulanti), di cui n. 2 presso la Stazione Termini  (Via L. Einaudi e Via Giolitti), n. 1 presso la Stazione Termini e n. 1 presso la Stazione Tiburtina.

Si raccomanda vivamente l’utilizzo dei mezzi pubblici, al fine di non aggravare la circolazione nelle aree intorno a San Pietro, in considerazione, altresì, del rafforzamento della Metropolitana ( Stazione Ottaviano ) e delle navette dedicate Termini San Pietro





mercoledì 20 febbraio 2013

Saluto a Papa Benedetto

Domenica prossima, 24 febbraio, siamo invitati a partecipare tutti all'Agelus del Papa alle ore 12.
Per facilitare la partecipazione a questo evento, anche i bambini e i ragazzi potranno partecipare alla celebrazione della Messa prefestiva della Seconda di Quaresima, sabato 23 febbraio alle 17.30.
E' un momento storico, quello che stiamo vivendo. Un momento dello Spirito.
Allora: portate i vostri bambini a Piazza San Pietro e voi bambini chiedete ai vostri genitori di accompagnarvi. E' un atto di affetto a Benedetto, ma nello stesso tempo è un importante esperienza della quale un giorno si potrà dire: c'ero anche io.
Per questioni logistiche, prevedendo una grande partecipazione di fedeli, ciascuno si organizzerà per suo conto. 
Grazie Papa Benedetto, grazie per la tua grande testimonianza di Fede. Noi ti staremo sempre vicini con la nostra preghiera ed il nostro affetto.


 
 























INOLTRE ALLEGO LA LETTERA DEL CARDINAL VICARIO AI ROMANI
Carissimi,
                   mercoledì 27 febbraio alle ore 10.30 in Piazza San Pietro il Santo Padre terrà l’ultima Udienza Generale del suo Pontificato.
La nostra comunità diocesana in questi anni ha più volte sperimentato la paterna vicinanza di Papa Benedetto XVI il quale non ci ha mai fatto mancare la Sua illuminata parola per indirizzarci nel cammino spirituale e pastorale. Le visite che Egli ha compiuto nelle parrocchie e in altre realtà hanno permesso a molti di noi di apprezzarne la Sua mitezza e la delicatezza d’animo.
Desidero, pertanto, invitare tutti a partecipare numerosi a questo significativo momento di vita della Chiesa e della nostra Diocesi per manifestare ancora una volta il nostro affetto e la nostra devozione al Santo Padre e per pregare con Lui e per Lui il Signore Gesù, Pastore eterno della Chiesa.
Per l’ingresso in Piazza San Pietro non è previsto alcun  biglietto, proprio al fine di favorire la più ampia partecipazione possibile.
Mentre invito tutti a perseverare nella preghiera per Papa Benedetto, invochiamo anche la materna intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, sui Cardinali che saranno chiamati a eleggere il nuovo Vescovo di Roma.
Il Signore vi benedica. 
 
 
Agostino Card. Vallini
 

mercoledì 13 febbraio 2013

Riconoscere il proprio peccato



"Ma la Chiesa ha viva coscienza che in essa si trova il peccato, e ha sempre lottato contro l’idea di una Chiesa unicamente dei santi. Proprio per farci riconoscere ciò, il Signore si trova nella navicella con i peccatori fin dall’inizio. La Chiesa è Una: dentro c’è Giuda che tradisce, c’è Paolo persecutore dei cristiani, c’è la nota peccatrice Maddalena, c’è l’incredulo Tommaso, c’è il pubblicano convertito, c’è il ladrone che riconosce Gesù come Figlio di Dio sulla croce, c’è ai piedi della stessa il centurione romano, in lacrime. C’è Pietro, che nell’agonia di Gesù che precedere la morte, nel momento dei momenti, rinnega Cristo per ben tre volte, e fugge via in pianto. E Pietro, uomo debole ma dall’incrollabile fede, nonostante una tale caduta, fu scelto da Gesù come 'roccia' su cui edificare la Sua Chiesa, come primo Papa, proprio perché fosse palese che la vittoria è soltanto di Cristo e non risultato delle forze umane, per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità. Perciò la Chiesa di oggi, con questo atto di pentimento, non dice che il peccato era nel passato e che noi siamo puri, per poi aspettare che solo domani si scoprano i nostri peccati, ma dice: nel cuore della Chiesa, e soprattutto in me, si trova il peccato, e perché la Chiesa sia penetrabile dalla grazia divina, io stesso devo aprirmi a questa grazia e confessare pubblicamente che i peccati, già radicati nel passato, costituiscono il mio presente. Riconoscere il peccato è un atto di sincerità attraverso il quale possiamo far capire alla gente che il Signore è più forte dei nostri peccati, anche perché essi non son rivelatori dell'uomo, non dicono chi siamo veramente; non è dal male che emerge la nostra realtà. L'uomo non coincide col suo peccato, ma con le sue possibilità, con ciò che può diventare, con i semi di vita, con il buon grano che ha in sé. Sebbene questa Chiesa sia capace di precipitare nel fango, essa sa anche brillare di vera luce, perché fondata sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro. Il Signore sa agire e sa fare il bene, tramite la Chiesa. Questa navicella rimane sempre la sua, e anche il campo con la zizzania rimane il suo. Anche se la zizzania è molta, anche se la rete contiene pesci scadenti, cattivi, essa rimane la sua, sempre. Mi viene in mente un aneddoto che si racconta a proposito del cardinale Consalvi, segretario di Stato di Papa Pio VII. Gli è stato detto: «Napoleone intende distruggere la Chiesa». Risponde il cardinale: «Non riuscirà, neppure noi siamo riusciti a distruggerla»".
(Joseph Ratzinger, Conferenza Stampa del 7 marzo del 2000)

CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE LA CONFESSIONE





Prima di confessarti prega il Signore e poi fai l’esame di coscienza

Preghiera: O Dio, che sei la misericordia e il perdono, e concedi ogni grazia senza alcun merito, illumina la mia mente con la luce del tuo Santo Spirito perché, confessando umilmente i miei peccati, io possa offrirti in sacrificio un cuore umile e contrito e, conoscendo il tuo amore di Padre che mi ha creato e redento, io possa servirti sempre nella gioia e nella pace. Per Cristo nostro Signore. Amen

Schema per I'esame di coscienza
Quando I'esame di coscienza vien fatto prima del sacramento della Penitenza, è bene che ognuno s'interroghi anzitutto su questi punti:
1. Mi accosto al sacramento della Penitenza per un sincero desiderio di purificazione, di conversione, di rinnovamento di vita e di più intima amicizia con Dio, o lo considero piuttosto come un peso, che solo molto di raro son disposto ad addossarmi?
2. Ho dimenticato od ho di proposito taciuto dei peccati gravi nelle confessioni passate?
3. Ho fatto la penitenza che mi è stata imposta? Ho riparato i torti da me fatti? Ho cercato di mettere in pratica i propositi fatti per emendar la mia vita secondo il Vangelo?
Alla luce della parola di Dio, ognuno esamini se stesso.
I. Il Signore dice: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore"
1. Il mio cuore è davvero orientato a Dio, e posso dire di amarlo davvero sopra tutte le cose e con amore di figlio, nell'osservanza fedele dei suoi comandamenti? Mi lascio troppo assorbire dalle cose temporali? Ed è sempre retta la mia intenzione nell'agire?
2. È salda la mia fede in Dio, che nel Figlio suo ha rivolto a noi la sua parola? Ho dato la mia piena adesione alla dottrina della Chiesa? Ho avuto a cuore la mia
formazione cristiana, ascoltando la parola di Dio, evitando tutto ciò che può insidiare la fede? Ho professato sempre con coraggio e senza timore la mia fede in Dio e nella Chiesa? Ho tenuto a dimostrarmi cristiano nella mia vita privata e pubblica?
3. Ho pregato al mattino e alla sera? E la mia preghiera è un vero colloquio cuore a cuore con Dio, o è solo una vuota pratica esteriore? Ho saputo offrire a Dio le mie occupazioni, le mie gioie e i miei dolori? Ricorro a lui con fiducia nelle tentazioni?
4. Ho riverenza e amore verso il nome santo di Dio, o l'ho offeso con la bestemmia, col falso giuramento, col nominarlo invano? Sono stato irriverente verso la Madonna e i Santi?
5. Santifico il giorno del Signore e le feste della Chiesa, prendendo parte con partecipazione attiva, attenta e pia alla celebrazione liturgica, e specialmente alla Messa? Ho osservato il precetto della confessione annuale e della comunione pasquale?
6. Ci sono per me “ altri dei ", cioè espressioni o cose delle quali mi interesso o nelle quali ripongo fiducia più che in Dio, per es.: ricchezza, superstizioni, spiritismo e altre forme di magia?
II. Gesù dice: "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi"
1. Amo davvero il mio prossimo, oppure abuso dei miei fratelli, servendomi di loro per i miei interessi e riservando ad essi un trattamento che non vorrei fosse usato con me? Sono stato ad essi di grave scandalo con le mie parole o le mie azioni? 2. Nella mia famiglia, ho contribuito con la pazienza e con vero amore al bene e alla gioia degli altri?
Per i singoli componenti della famiglia:
Per i figli. Sono stato obbediente ai genitori, li ho rispettati e onorati? Ho prestato loro aiuto nelle necessità spirituali e materiali?
Per i genitori. Mi sono preoccupato dell'educazione cristiana dei figli? Ho dato loro buon esempio? Li ho sostenuti e diretti con il mio interessamento e consiglio?
Per i coniugi. Sono stato sempre fedele negli affetti e nelle azioni? Ho avuto comprensione nei momenti di inquietudine?
3. So dare del mio, senza gretto egoismo, a chi è più povero di me? Per quanto dipende da me, difendo gli oppressi e aiuto i bisognosi? Oppure tratto con sufficienza o con durezza il mio prossimo, specialmente i poveri, i deboli, i vecchi, gli emarginati, gli immigrati?
4. Mi rendo conto della missione che mi è stata affidata? Ho partecipato alle opere di apostolato e di carità della Chiesa, alle iniziative e alla vita della parrocchia? Ho pregato e dato il mio contributo per le necessità della Chiesa e del mondo, per es. per l'unità della Chiesa, per l'evangelizzazione dei popoli, per l'instaurazione della giustizia e della pace?
5. Mi prendo a cuore il bene e la prosperità della comunità umana in cui vivo, o mi curo soltanto dei miei interessi personali? Partecipo, per quanto posso, alle iniziative che promuovono la giustizia, la pubblica moralità, la concordia, le opere di beneficenza? Ho compiuto i miei doveri civici? Ho pagato le tasse?
6. Sono giusto, impegnato, onesto nel lavoro, volenteroso di prestare il mio servizio per il bene comune? Ho dato la giusta mercede agli operai e a tutti i sottoposti?
7.Ho osservato i contratti e tenuto fede alle promesse?
8. Se ho qualche incarico o svolgo mansioni direttive, bado solo al mio tornaconto o mi impegno per il bene degli altri, in spirito di servizio?
9. Ho praticato la verità e la fedeltà, oppure ho arrecato del male al prossimo con menzogne, calunnie, detrazioni, giudizi temerari, violazione di segreti?
10. Ho attentato alla vita e all'integrità fisica del prossimo, ne ho offeso l'onore, ne ho danneggiato i beni? Ho procurato o consigliato l'aborto? Ho serbato odio? Sono stato rissoso? Ho pronunziato insulti e parole offensive, fomentando screzi e rancori? Ho colpevolmente ed egoisticamente omesso di testimoniare l'innocenza del prossimo?
11. Ho rubato? Ho ingiustamente desiderato la roba d'altri? Ho danneggiato il prossimo nei suoi averi? Ho restituito quanto ho sottratto e ho riparato i danni arrecati?
12. Se ho ricevuto dei torti, mi son dimostrato disposto alla riconciliazione e al perdono per amore di Cristo, o serbo in cuore odio e desiderio di vendetta?
III. Cristo Signore dice: "Siate perfetti come il Padre"
1. Qual è l'orientamento fondamentale della mia vita? Mi faccio animo con la speranza della vita eterna? Ho cercato di ravvivare la mia vita spirituale con la preghiera, la lettura e la meditazione della parola di Dio, la partecipazione ai sacramenti? Ho praticato la mortificazione? Sono stato pronto e deciso a stroncare i vizi, a soggiogare le passioni e le inclinazioni perverse? Ho reagito all'invidia, ho dominato la gola? Sono stato presuntuoso e superbo, e ho preteso di affermare tanto me stesso, da disprezzare gli altri e preferirmi ad essi? Ho imposto agli altri la mia volontà, conculcando la loro libertà e trascurando i loro diritti?
2. Che uso ho fatto del tempo, delle forze, dei doni ricevuti da Dio come i" talenti del vangelo "? Mi servo di tutti questi mezzi per crescere ogni giorno di più nella perfezione della vita spirituale? Sono stato inerte e pigro?
3. Ho sopportato con pazienza i dolori e le prove della vita? Come ho cercato di praticare la mortificazione, per compiere quello che manca alla passione di Cristo? Ho osservato la legge del digiuno e dell'astinenza?
4. Ho conservato puro e casto il mio corpo, pensando che è tempio dello Spirito Santo, destinato alla risurrezione e alla gloria? Ho custodito i miei sensi e ho evitato di contaminarmi nello spirito e nel corpo con pensieri e desideri cattivi, con parole e con azioni indegne? Mi sono permesso letture, discorsi, spettacoli, divertimenti in contrasto con l'onestà umana e cristiana? Sono stato di scandalo agli altri con il mio comportamento indecente? Nell'uso del matrimonio ho rispettato e osservato la legge morale?
5. Ho agito contro coscienza, per timore o per ipocrisia?
6. Ho cercato di comportarmi in tutto e sempre nella vera libertà dei figli di Dio e
secondo la legge dello Spirito, o mi sono lasciato asservire dalle mie passioni?

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e ancor più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

Il sacerdote da l’assoluzione:
Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e resurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E IO TI ASSOLVO DAI TUOI PECCATI NEL NOME DEL PADRE DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2013



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA QUARESIMA 2013
 
Credere nella carità suscita carità
«Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)

Cari fratelli e sorelle,
la celebrazione della Quaresima, nel contesto dell’Anno della fede, ci offre una preziosa occasione per meditare sul rapporto tra fede e carità: tra il credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, e l’amore, che è frutto dell’azione dello Spirito Santo e ci guida in un cammino di dedizione verso Dio e verso gli altri.

1. La fede come risposta all'amore di Dio.
Già nella mia prima Enciclica ho offerto qualche elemento per cogliere lo stretto legame tra queste due virtù teologali, la fede e la carità. Partendo dalla fondamentale affermazione dell’apostolo Giovanni: «Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16), ricordavo che «all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva... Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10), l'amore adesso non è più solo un ”comandamento”, ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro» (Deus caritas est, 1). La fede costituisce quella personale adesione – che include tutte le nostre facoltà – alla rivelazione dell'amore gratuito e «appassionato» che Dio ha per noi e che si manifesta pienamente in Gesù Cristo. L’incontro con Dio Amore che chiama in causa non solo il cuore, ma anche l’intelletto: «Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai “concluso” e completato» (ibid., 17). Da qui deriva per tutti i cristiani e, in particolare, per gli «operatori della carità», la necessità della fede, di quell'«incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall'esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore» (ibid., 31a). Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio.
«La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! ... La fede, che prende coscienza
dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. Esso è la luce – in fondo l'unica – che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire» (ibid., 39). Tutto ciò ci fa capire come il principale atteggiamento distintivo dei cristiani sia proprio «l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato» (ibid., 7).

2. La carità come vita nella fede
Tutta la vita cristiana è un rispondere all'amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci sollecita. E il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore, che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra esistenza. Dio però non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a Sé, trasformarci in modo così profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (cfr Gal 2,20).
Quando noi lasciamo spazio all’amore di Dio, siamo resi simili a Lui, partecipi della sua stessa carità. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6) ed Egli prende dimora in noi (cfr 1 Gv 4,12).
La fede è conoscere la verità e aderirvi (cfr 1 Tm 2,4); la carità è «camminare» nella verità (cfr Ef 4,15). Con la fede si entra nell'amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa amicizia (cfr Gv 15,14s). La fede ci fa accogliere il comandamento del Signore e Maestro; la carità ci dona la beatitudine di metterlo in pratica (cfr Gv 13,13-17). Nella fede siamo generati come figli di Dio (cfr Gv 1,12s); la carità ci fa perseverare concretamente nella figliolanza divina portando il frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5,22). La fede ci fa riconoscere i doni che il Dio buono e generoso ci affida; la carità li fa fruttificare (cfr Mt 25,14-30).

3. L'indissolubile intreccio tra fede e carità
Alla luce di quanto detto, risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. Dall’altro, però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista.
L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Nella Sacra Scrittura vediamo come lo zelo degli Apostoli per l’annuncio del Vangelo che suscita la fede è strettamente legato alla premura caritatevole riguardo al servizio verso i poveri (cfr At 6,1-4). Nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi (cfr Lc 10,38-42). La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (cfr Catechesi all’Udienza generale del 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola». Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio, è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (cfr Enc. Caritas in veritate, 8).
In sostanza, tutto parte dall'Amore e tende all'Amore. L'amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l'annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci «innamorare dell'Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri.
A proposito del rapporto tra fede e opere di carità, un’espressione della Lettera di san Paolo agli Efesini riassume forse nel modo migliore la loro correlazione: «Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (2, 8-10). Si percepisce qui che tutta l'iniziativa salvifica viene da Dio, dalla sua Grazia, dal suo perdono accolto nella fede; ma questa iniziativa, lungi dal limitare la nostra libertà e la nostra responsabilità, piuttosto le rende autentiche e le orienta verso le opere della carità. Queste non sono frutto principalmente dello sforzo umano, da cui trarre vanto, ma nascono dalla stessa fede, sgorgano dalla Grazia che Dio offre in abbondanza. Una fede senza opere è come un albero senza frutti: queste due virtù si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina.
4. Priorità della fede, primato della carità
Come ogni dono di Dio, fede e carità riconducono all'azione dell'unico e medesimo Spirito Santo (cfr 1 Cor 13), quello Spirito che in noi grida «Abbà! Padre» (Gal 4,6), e che ci fa dire: «Gesù è il Signore!» (1 Cor 12,3) e «Maranatha!» (1 Cor 16,22; Ap 22,20).
La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infinita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma convinzione che proprio questo Amore è l'unica realtà vittoriosa sul male e sulla morte. La fede ci invita a guardare al futuro con la virtù della speranza, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell'amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carità, lo Spirito Santo ci rende partecipi della dedizione propria di Gesù: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo (cfr Rm 5,5).
Il rapporto che esiste tra queste due virtù è analogo a quello tra due Sacramenti fondamentali della Chiesa: il Battesimo e l'Eucaristia. Il Battesimo (sacramentum fidei) precede l'Eucaristia (sacramentum caritatis), ma è orientato ad essa, che costituisce la pienezza del cammino cristiano. In modo analogo, la fede precede la carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa. Tutto parte dall'umile accoglienza della fede («il sapersi amati da Dio»), ma deve giungere alla verità della carità («il saper amare Dio e il prossimo»), che rimane per sempre, come compimento di tutte le virtù (cfr 1 Cor 13,13).
Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo di Quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare l’evento della Croce e della Risurrezione, nel quale l’Amore di Dio ha redento il mondo e illuminato la storia, auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in Gesù Cristo, per entrare nel suo stesso circuito di amore verso il Padre e verso ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra vita. Per questo elevo la mia preghiera a Dio, mentre invoco su ciascuno e su ogni comunità la Benedizione del Signore!
Dal Vaticano, 15 ottobre 2012  
BENEDICTUS PP. XVI