domenica 29 dicembre 2013

E' morto Domenico Capano, da molti noto come "bandierina


Quest'oggi ho ricevuto dal nostro Vescovo Mons. Zuppi, questa mail che qui voglio riportare:
Carissimo/a,
    ci sono delle persone che vediamo continuamente, delle quali forse non conosciamo il nome ma che ci sono familiari e care. Sono i poveri e quelli che, in tanti modi, si uniscono alle nostre celebrazioni e segnano la nostra vita. Vorrei informarvi, con molto dispiacere, che stamane è morto nell'Hospice Sant'Antonio, dove era giunto dopo  pochissimi giorni di ricovero al Fatebenefratelli, Domenico  Capano, da molti noto  come "bandierina", di 84 anni. Credo tutti voi lo ricordate perché partecipava con fede profondissima a molte celebrazioni e al termine delle preghiere si inseriva e aggiungeva la sua, pronunciata in fretta per paura di essere interrotto, sempre per la chiesa, la famiglia, la pace, l'Italia e per qualche avvenimento, sempre puntuale, di attualità.
      Domani alle 13 celebreremo il suo funerale nella Basilica di San Marco, accanto alla Cappellina della Madonella che era una delle sue tappe preferite. E' per noi tutti un piccolo grande segno di comunione a partire dagli ultimi e per vivere in maniera personale la città, spesso così anonima. Domenico mi ricorda la fede dei fratelli più piccoli di Gesù. Nel suo modo originale è stato un compagno di cammino e un testimone di fede carissimo in questi mesi: l'ho incontrato in quasi tutte le celebrazioni "importanti" e scherzando lo avevo nominato mio "cerimoniere". Mi ha aiutato a vedere e amare i tanti invisibili che popolano le nostre strade e le nostre chiese.
Certamente intercederà per noi dal cielo. Matteo


Ringraziamo don Matteo per averci comunicato questa notizia.
Lo ricordiamo benissimo quando partecipava alle nostre Messe nella festa di San Giacomo.
Vestito in modo folcloristico inseriva sempre la sua preghiera al termine delle intenzioni dei fedeli.
Ricordo che quest'anno era arrivato molto in anticipo e si era messo all'entrata della chiesa con tutto il suo 'armamentario' di santini, bandiere, coroncine del Rosario ed abbiamo ascoltato la sua ultima preghiera nella Nostra Chiesa.
Lo vogliamo affidare al Signore.

sabato 28 dicembre 2013

Presepi di San Giacomo

Elisabetta e Giorgia
Maria Rosa

Tommaso ed Ilaria

 
Greta e Zoe


Santa Famiglia: PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO


Così ci scrive il Vicegerente
Carissimo Parroco,
ti trasmetto copia della Preghiera alla Santa famiglia scritta da Papa Francesco e che lo stesso Pontefice reciterà domenica 29 dicembre, festa liturgica della S.Famiglia.
 
Recitandola nelle nostre comunità ci uniremo a Lui nell’implorare dal Signore la benedizione per le nostre famiglie.
 
Un fraterno augurio
 
                                                                                                  + Flippo Iannone

Anche noi reciteremo questa preghiera domenica e la voglio trascrivere anche qui per la nostra riflessione e preghiera personale




Preghiera alla Santa Famiglia

Gesù, Maria e Giuseppe
In voi contempliamo
Lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro ed inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe
ascoltate, esaudite la nostra supplica.

  

giovedì 26 dicembre 2013

Il Giorno di Natale

Una lunga celebrazione del Natale iniziata con la Messa Vespertina, quella della Notte e quelle del Giorno.
La Messa della notte, molto partecipata, è stata animata dalla Cappella San Giacomo che con i canti della tradizione, ben curati, ci hanno aiutato a vivere il mistero della Natività.
Quest'anno per la prima volta abbiamo celebrato il Natale anche con la Messa Vespertina.
Ho invitato tre giovanissimi Artisti di Strada provenienti dalla Polonia.
Sono tre fratelli di 18, 20 e 22 anni che con grande entusiamo hanno accettato l'invito.
Ha partecipato un buon numero di fedeli essendo la prima volta.
I giovani musicisti hanno aiutato con la loro presenza a pregare e le persone commosse, spontaneamente sono state generose nei loro riguardi.
Ingresso:

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Comunione:



Fimale con la generosità dei fedeli


 Astro del Ciel


martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale

Meraviglia, semplicità, stupore, ammirazione, adorazione, umanità, son queste le espressioni dei pastori che si avvicinano alla Santa Famiglia.
Così il Grammatica ha raffigurato la Natività nella nostra Chiesa.
 Con questa immagine voglio augurare a tutti voi Buon Natale.

lunedì 23 dicembre 2013

Grazie a tutti




Domenica scorsa, ultima di avvento, abbiamo fatto la consueta raccolta per i bisognosi: quest'anno la raccolta è stata destinate alla comunità Testimoni della Carità di dragoncello, ai detenuti di Rebibbia bisognosi, alle persone di strada che si accostano alla nostra parrocchia.
I soldi sono stati devoluti alla Caritas per l'emergenza Filippine: sono stati raccolti 650 Euro che abbiamo immediatamente portato in Vicariato.
Grazie a tutti per la consueta sensibilità e generosità,


giovedì 19 dicembre 2013

Pranzo 22 dicembre


Ricevo da Monica e pubblico
Cari amici parrocchiani, domenica 22 dicembre dopo la messa delle 11.30, ci ritroviamo per salutarci e farci gli auguri di Natale nella saletta dei frati di fronte alla chiesa, dove ci siamo visti anche la volta scorsa. Pranzeremo insieme, quindi ciascuno porterà qualcosa da mangiare (lasagne,insalata di riso,polpettine,cotolette,pizza,torta salata,frittata...) e una bottiglia d’acqua e/o una bibita. Per qualunque informazione potete rivolgervi a Caterina,Paolo o Monica

CELEBRAZIONI DELLE SANTE MESSE NEL PERIODO NATALIZIO




·          •    Martedì 24 dicembre:
Alle ore 17.30 Messa di Natale nella Vigilia
Alle ore 23.55 inizierà la Messa della Notte di Natale
         (partecipa la Cappella San Giacomo)
•    Mercoledì 25 dicembre “Natale del Signore”
Sante Messe alle 8.30; 10.30; 11.30; 17.30; 18.30.
•    Giovedì 26 dicembre “Santo Stefano”
orario Feriale
•    Domenica 29 dicembre “Santa Famiglia”
Sante Messe alle 8.30; 10.30; 11.30; 17.30; 18.30.
•    Martedì 31 dicembre
Santa Messa alle 8.30 e
     17.30 “Celebrazione del Te Deum”
•    Mercoledì 1 gennaio “Maria Madre di Dio”
Sante Messe alle 8.30; 10.30; 11.30; 17.30; 18.30.
•    Domenica 5 gennaio “II Domenica dopo Natale”
Sante Messe alle 8.30; 10.30; 11.30; 17.30; 18.30.
•    Lunedì 6 gennaio “Epifania del Signore”
Sante Messe alle 8.30; 10.30; 11.30; 17.30; 18.30

Gloria in excelsis Deo
et in terra pax hominibus bonae voluntatis

Messa con l'ufficio del Ministero dell'Integrazione



Questa mattina, a pochi giorni dal Natale abbiamo avuto un bell'incontro con il ministro Cécile Kyenge ed il suo ufficio. Sono state proclamate le letture del giorno in cui viene annunziata a Zaccaria la nascita di Giovani. Un grande segno di speranza. La speranza che, il parroco ha invitato ad avere a quanti lavorano in quello che ha definito 'il più bel ministero della Repubblica, integrazione e politiche giovanili.
Alla conclusione della riflessione ha voluto raccontare il video che qui di seguito viene proposto, invitando ad aver pazienza per vedere i 'frutti' di quanto viene donato.

lunedì 16 dicembre 2013

Compleanno di Papa Francesco

Tanti tanti auguri Papa Francesco
 
 
 
 
Nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 in una famiglia di origini italiane, per l'esattezza piemontesi il bisnonno Francesco è nativo di Montechiaro d'Asti mentre il nonno Giovanni Angelo era nato in località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana da Portacomaro; attualmente vi vivono ancora alcuni parenti, è il quarto dei cinque figli di Mario, funzionario delle ferrovie salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires, e di Regina Maria Sivori, una casalinga la cui famiglia materna era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione collinare di Lavagna in provincia di Genova, mentre la nonna paterna Rosa era originaria di Piana Crixia in provincia di Savona.

L'albero di Natale è cristiano



L’usanza d’avere e di decorare un albero durante l’Avvento in preparazione alle feste di Natale, è entrata largamente nelle case cristiane. Lo troviamo nelle chiese, nelle strade, nei negozi ed anche sui giornali, senza però, uno speciale riferimento cristiano. Sembra che l’albero si presenti come alternativa al presepe di tradizione latina o, come alcuni dicono, come simbolo delle feste invernali e del nuovo anno. Invece pochi segni, sono tanto antichi e così specificatamente cristiani come l’albero di Natale, visto che il suo obiettivo è stato sempre quello di ricordare ai fedeli che Cristo, nato per noi in Betlemme di Giudea, è il vero Albero della vita (Ap 2,7), l’Albero dal quale l’uomo fu separato a causa del peccato di Adamo (Gn 2,9).
Origine nordica
Il significato specificatamente religioso dell’albero è legato all’evangelizzazione del nord Europa. S. Bonifacio, apostolo della Germania, nell’intenso lavoro missionario realizzato ad Hessen, osò abbattere, nell’anno 724, la famosa quercia di Geismer dedicata al dio Donar e venerata con onori divini. Tagliatala, il santo vescovo, fece costruire con quel legno una cappella in onore di S. Pietro e, al suo posto, piantò un abete in onore di Gesù Cristo. Questo episodio, apparentemente insignificante, mise a punto un “colpo” decisivo contro il paganesimo della regione. Da quel momento il cristianesimo si andò inculturando e le antiche usanze continuarono, avendo però nuovi significati. La decorazione di un albero con luci, si inserì nei riti di rigenerazione della luce quando, passato il solstizio, i giorni si ricominciavano ad allungare. Queste pratiche dell’albero della luce (Lichterbaum) erano proprie dell’ambiente scandinavo e tedesco e si inserirono nelle credenze di quei popoli, i quali pensavano che le piante sempreverdi avevano il potere di scongiurare gli spiriti cattivi che agivano soprattutto nelle oscure giornate invernali. Di contro, i cristiani credevano in Dio, in Colui che brilla nelle tenebre e che viene riconosciuto dal popolo per mezzo dello splendore della sua luce. Quindi, S. Bonifacio (inglese di provenienza ma romano di formazione), che portò a termine una delle più grandi azioni missionarie della storia della Chiesa e la cui opera fu un fattore decisivo per lo sviluppo del cristianesimo in Europa, è all’origine dell’albero di Natale che noi adorniamo in questi giorni di festa. Da qui scaturì una catechesi molto semplice e di facile comprensione per gli uomini medioevali che vivevano la loro vita al ritmo della natura: in mezzo agli alberi morti per la perdita del fogliame, l’abete sempreverde era visto come segno di Cristo, il Vivente (Ap 1,18) e, questo albero pieno di luce era Colui che è la Luce del mondo (Gv 8,12; 9,5), che con la sua nascita ci conduce a Dio che abita in una luce inaccessibile (1 Tm 6,16).
Sviluppo slavo e orientale
Nel calendario della liturgia bizantina, nella Domenica che precede il Natale, troviamo l’indicazione della celebrazione, “della memoria di tutti i Genitori che furono graditi a Dio, da Adamo a Giuseppe, lo sposo della Santissima Madre di Dio”. In altri calendari slavi, la festa del 24 dicembre, è dedicata ad Adamo ed Eva. Tale celebrazione è caratterizzata, in ricordo dell’albero del Paradiso, dalla decorazione di un albero con mele o palline rosse, il cui colore rievoca il peccato e la Redenzione. Ancora oggi, in Polonia, questa festa del 24 dicembre – ultimo giorno dell’avvento – pone, in maniera pedagogica, il primo Adamo in relazione con il nuovo Adamo, Gesù, festa celebrata il 25 dicembre. In questo modo, l’albero da cui trae origine il peccato si converte in albero di vita. In questo ambiente slavo, un’altra tradizione consisteva nel fare una piramide luminosa avente nella sommità un cero che veniva preso durante la Notte Santa della nascita di Gesù, la luce vera. Il popolo esprimeva con le lampade accese l’andare senza timore incontro al Cristo che veniva nel Natale; allo stesso modo il popolo chiedeva di essere infiammato dal fuoco dello Spirito per poter risplendere davanti al Signore, quando verrà definitivamente, illuminato dalla sua gloria. Entrambe le pratiche, l’adornare l’albero con delle mele e l’accendere delle candele, si fusero a partire dal sec. XVI.
Racconti popolari
Con il fine di diffondere il simbolo universale dell’albero della vita, la gente semplice aggiunse delle leggende. Molto estesa era la credenza secondo cui da un seme dell’albero del Paradiso sia nato un altro albero, con il quale molti secoli più tardi si costruì la croce salvatrice del Golgota. Anche i racconti intorno al fuoco nelle notti di inverno si preoccuparono di situare il pino al centro del cosmo che si rinnovò per la redenzione cominciata dalla nascita di Cristo. Già nel pieno sec. X ai bambini si raccontava che la Notte di Natale, non solo cantarono gli angeli e gioirono i pastori (Lc 2,8-15), ma che in quel silenzio, quando il Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte (Gv 1,3-10), discese dal trono reale dei cieli (Sap 18,14-15), la creazione sembrò coperta di nuova vita: gli animali parlarono (Is 1,3; Ab 3,2 testo greco), i fiori sbocciarono in pieno inverno, si videro nascere i più buoni frutti sugli alberi (Sl 1,3). Solamente l’abete, che non fiorisce, non poteva esprimere la gioia del cosmo di fronte alla venuta del Redentore (Sl 95,12) e per questo il Signore, prese nelle sue divine mani un grappolo di stelle (Ap 1,16) e le mise sopra i suoi rami che divennero risplendenti di luce. Un’altra versione dello stesso racconto presenta l’albero vicino la grotta di Betlemme con sopra la stella che aveva guidato i Magi, “abbellendo” così “il Luogo Santo” (Is 60,13). Questi racconti che hanno alimentato la pietà popolare di generazioni, esprimono la profonda convinzione cristiana che il Dio creatore si rende presente in mezzo alla sua creazione in una triplice manifestazione: naturale (la stella si pose sulla cima dell’albero), storica (indicando la nascita), Scritturistica (nel luogo annunciato dai profeti). Nel campo iconografico, non mancano rappresentazioni di un albero presso il presepe. A volte l’albero apre la sua fronda per formare il segno della croce. La rappresentazione non può mostrare in modo migliore la relazione esistente tra la Pasqua e il Natale. Così lo esprime la liturgia Hispano-mozarabica dell’Avvento: Colui che nasce, viene per morire. È un linguaggio diverso ma afferma la medesima realtà: esprime come Colui che prima di apparire nel tempo esiste prima del tempo e i cieli e la terra, “che furono creati per mezzo di Lui e in vista di Lui” (Col 1,16), lo rendono presente in tutto il suo splendore.
Usanza protestante?
L’albero e il presepe coesistevano pacificamente nel centro Europa fino alla riforma protestante. L’influenza della predicazione iconoclasta dei luterani arrivò ad eliminare il presepe in favore dell’albero. In contrasto con il vuoto dovuto alla soppressione dell’immagine della Natività e per lottare contro una visione unicamente pagana dell’albero, si diffusero molteplici e belle leggende in favore dell’abete. Indiscutibilmente, l’albero santo – come lo si è denominato - si impose con forza. Abbiamo notizia del popolo di Selestat in Alsazia in cui il Natale, nel 1521, si celebrava adornando l’albero. Anche a Strasburgo, a partire dal 1605 si diffuse l’usanza di collocare regali e dolciumi ai piedi del pino. Questi dolci erano fatti con latte e miele, evocando così la Terra Promessa (Es 3,8) e dando l’accesso all’albero della Vita (Ap 22,14) simbolo di Gesù Cristo. In non pochi luoghi i dolci sostituirono le preghiere, il pane benedetto che veniva a ricordare l’Eucarestia (Gv 6,51). “L’ammirabile scambio” che canta la liturgia natalizia10 si esprimeva in questa forma semplice. L’albero della croce mostra lasua efficacia nell’Eucarestia. In lei, come nel mistero della Manifestazione (1 Tm 3,16), Dio si fece uomo perché l’uomo diventasse Dio. L’albero viene introdotto in Inghilterra nel secolo XVIII. Viene menzionato per la prima volta nel 1789. Nel 1800, la regina Charlotte, tedesca di nascita e moglie di Georges III, collocò un pino di Natale a Queen’s Lodge (Windsor). Ornato con luci, mele rosse e con figure di Maria, di Giuseppe, dell’asino e del bue. Sulla cima c’era l’immagine di Gesù Bambino: è la fusione delle tradizioni latine con quelle tedesche. Solamente nel 1840, in piena epoca vittoriana, che a Londra si diffonde pienamente l’uso di questo simbolo natalizio: il principe Alberto di Sassonia-Coburgo, sposo della regina Vittoria, lo aveva introdotto nel palazzo provocando l’imitazione da parte della nobiltà e della borghesia. Nel 1869, Charles Dickens scrive “Nuove storie per il Natale” con un magnifico saggio sull’albero. Ricordiamo anche, nel secolo passato, l’iniziativa della principessa Hèlene de Mecklembourg, contessa d’Orleans, quando fece adornare in Avvento un pino a Tuilleries (Parigi). Una grande diffusione ebbe in seguito a Zurigo, Vienna e Praga. Dall’Inghilterra arriva agli Stati Uniti, dove troviamo il primo albero adornato in una via pubblica a Boston (1912). Per influenza nord-americana torna in Europa e diviene molto popolare nei nostri paesi. A Roma figura, insieme alla rappresentazione della grotta di Betlemme, davanti alla Basilica Vaticana.
Memoria del Paradiso
L’albero di Natale ci ricorda altri due alberi: quello del Paradiso e quello della Croce. Il Paradiso è il luogo originario dove Dio colloca l’uomo. Giardino ricco di tutte le specie di alberi, piantati ad Oriente (Gn 2,8), lo stesso è dire di Cristo, perché Egli stesso è chiamato Oriente (Zc 3,8; 6,12 testo greco; Lc 1,78). Quando il Signore ritornerà, verrà da Oriente (Mt 24,27a), riflesso della luce eterna (Sap 7,26), brillando fino ad Occidente (Mt 24,27b). L’albero sarà il ricordo continuo della nostra autentica patria – il Paradiso – e sarà tempo in cui desiderio e aspirazione ci faranno crescere nella speranza. L’albero della vita del Paradiso è la Saggezza (Prov 3,18), e questa saggezza di Dio è Cristo crocifisso sull’albero della Croce (1Cor 1,23s). L’albero, origine della colpa che gettò il mondo nelle tenebre, è divenuto per la morte di Cristo la sorgente della luce vera che illumina tutti gli uomini (Gv 1,9). L’albero della Croce è il simbolo pasquale che ci rievoca la gloriosa vittoria del leone della tribù di Giuda (Ap 5,5); addobbare l’albero a Natale, è espressione della fede nel compimento delle promesse in Cristo: “si rallegrano gli alberi della foresta di fronte al Signore che viene” (Sl 95,12-13). Cedri, pini e cipressi, sono per il profeta alberi paradisiaci. L’albero sempre-verde richiama ancora di più la presenza di Dio stesso: “Sono come cipressi sempre verdi” (Os 14,9). Sono segni eterni di gioia e di pace (Is 55,12s) che portano in sé la confessione della fede: il peccato di Adamo è stato distrutto per l’Incarnazione di Cristo che si è caricato del peccato dando a noi la vita. Questo è il significato teologico del linguaggio popolare che adorna l’albero di mele e palline rosse che simboleggiano il peccato, o il porre forme di pane che simboleggiano le ostie. La mela della discordia pone nell’uomo la morte, l’ostia della pace ridona la vita. Queste ostie sospese sui rami dell’albero hanno dato origine ai marzapane e agli altri dolci natalizi. In differenti luoghi, intorno all’albero, sono nate diverse rappresentazioni di teatro sacro. I personaggi che intervenivano (angeli, diavoli, stelle, Adamo ed Eva, ecc) rimanevano attaccati ai rami dell’albero come figure: coro degli angeli, serpenti o draghi, e soprattutto le candele utilizzate per esprimere la luce che brilla nelle tenebre (Gv 1,5) e che è servita per ricordare il Sole che nasce nell’alto (Lc 1,79). Voi tutti, alberi del Signore, benedite il Signore! La pubblicazione nel Rituale delle Benedizioni Liturgiche (nelle edizioni Spagnola, Canadese e Statunitense) del Rito della Benedizione dell’albero di Natale, permette di vederlo come un sacramentale. E’ un modo di benedire il Signore, riconoscendo nell’albero della Croce un prolungamento di quello del Paradiso, formando così l’asse unico del mondo, “nessuna foresta ne produce uno uguale” (è il simbolo della vita in perpetua evoluzione, in ascesa verso l’alto; penetra nel suolo e si slancia verso il cielo). Giustamente, allora, l’albero è un modo per identificare una famiglia cristiana; un’immagine del Bambino Gesù o un’icona della Natività posti al di sotto, accanto o sopra di esso, contribuiranno a far risaltare il carattere religioso di questo simbolo ecologico della Natività. Questo non si è mai perso nell’Europa centrale ma nella nostra area, l’albero si è maggiormente introdotto come segno “laico” delle feste invernali di famiglia.
Padre Manuel Gonzalez, don Francesco Giuliani
 

sabato 14 dicembre 2013

Facciamo il Presepio nella nostra Casa




L’importanza del Presepio

Non solo un simbolo religioso ma anche un momento che fortifica il nucleo familiare


di Daniele Perla
 “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”

Questo è l’annuncio che l’angelo inviato dal Signore, nel Vangelo secondo Luca, fa ai pastori che si trovavano in zona mentre vegliavano il loro gregge. Ci si potrebbe stupire come una figura importante come Gesù, che ha cambiato così profondamente la storia dell’umanità, abbia delle origini così umili, ma a ben vedere non è così: Gesù è nato nell'umiltà di una stalla, in una famiglia povera; semplici pastori sono i primi testimoni dell'avvenimento. In questa povertà si manifesta la gloria del cielo. La rappresentazione di tale evento, il Presepio, espressione culturale dell’identità cristiana, continua a sopravvivere nella sempre più consumistica società moderna spesso in contrasto con l’albero di Natale simbolo dello scambio di doni e regali.

Invece esso rappresenta la gioia dell’attesa della nascita di Gesù; proprio per questo si prepara all’inizio dell’Avvento, e più profondamente ci ricorda che il Cristianesimo non è una religione astratta, immaginaria ma, anzi, esalta proprio il farsi uomo e quindi materia di Dio tramite suo Figlio, il Cristo. Quindi punto centrale nel

significato del presepio è la sua materialità, noi lo vediamo e lo tocchiamo, addirittura scherziamo sulle espressioni stupite e un po’ sciocche di alcune statuette raffiguranti i pastori, e questo ci aiuta a incanalare la nostra fede non verso un qualcosa di astratto, ma verso un avvenimento reale che ha cambiato il destino dell’uomo.

Questo era appunto l’intento di San Francesco d’Assisi quando nel 1223 a Greccio, nei pressi di Rieti, diede nuovo inizio alla tradizione con una celebrazione concreta davanti una mangiatoia con un bue e un asino. Egli, infatti, voleva vedere, e far vedere di persona ai fedeli, i disagi e le necessità che Gesù bambino si era

trovato ad affrontare per la salvezza del genere umano. Quel semplice presepe era di dimensioni naturali e mancava dei personaggi che oggi ci sono famigliari nelle pose e nelle posizioni. Anche l’atto dell’allestimento del Presepio ha una sua importanza: rappresenta un momento di unione, che vuole tutti i membri della famiglia presenti, durante quello che è diventato quasi un rito. Ciò crea un’atmosfera di armonia e cementifica i legami

nel nucleo familiare. Oltre l’aspetto emotivo e religioso, in esso vi è anche un aspetto pedagogico: può

essere un mezzo molto efficace e di semplice comprensione per presentare la fede ai più piccoli e per tramandare alle generazioni future quest’antica tradizione.

Siete invitati tutti invitati (parrocchiani di residenza e di elezione e visitatori della nostra Chiesa e del nostro blog) non solo i bambini ad allestire anche un piccolo presepio in casa, fotografarlo ed inviare le foto a dongiuseppetrappolini@yhaoo.it  saranno poi postate sul blog della Parrocchia.
http://sangiacomoroma.blogspot.com