sabato 26 marzo 2016

TRIDUO PASQUALE

Carissimi Amici,
siamo giunti al triduo Pasquale il tempo più forte per la vita spirituale di un cristiano.
Viglio ricordarvi gli appuntamenti:
TRIDUO PASQUALE E DOMENICA DI RESURREZIONE
Giovedì Santo: Ore 17.30 Messa in Coena Domini.
Istituzione della Eucaristia; Segno della lavanda dei piedi, reposizione e adorazione del Santissimo Sacramento. La Chiesa rimarrà aperta per la preghiera fino alle 23.00 c.a.
Venerdì Santo: Ore 17.30 Celebrazione della Passione del Signore: Lettura della Passione, Preghiera universale, Adorazione e Bacio della Croce.
Sabato Santo: Ore 21,00 Solenne Veglia Pasquale: Benedizione del nuovo fuoco, Liturgia della luce; Liturgia della Parola durante la quale si ripercorre la storia della salvezza; Liturgia battesimale, Liturgia Eucaristica. (non ci sarà dunque la Messa prefestiva delle 17.30)
Domenica di Resurrezione: Sante Messe al consueto orario festivo: 8.30; 10.30; 11,30; 17.30 e 18.30
Lunedì dell’Angelo: Messa alle 8.30 e 17.30.
Il mercoledì’ successivo riprenderà il catechismo eccetto il gruppo delle medie delle 18: solo per questa volta il catechismo ci sarà giovedì sempre alle 18.00 (chiedo di divulgare la notizia).
Voglio rivolgere l’ Augurio di Pasqua così come i primi cristiani si salutavano il Giorno della Resurrezione: Χριστὸς ἀνέστη. Cristo è veramente Risorto
Aggiungo una bellissima parafrasi le Vangelo della Resurrezione attribuita al poeta greco Nonno di Panopoli (IV sec.)
Τῇ δὲ μιῇ φθαμένῃ μετὰ σάββατον ἠριγενείῃ
Μαγδαλινὴ Μαρίη φιλοδάκρυος ἐγγύθι τύμβου
πρώιον ἴχνος ἔκαμπτεν, ὅτε σκιοειδέι γαίῃ
νυκτιφανὴς ἀχάρακτος ἑώιος ἤιεν ἀστήρ.
καὶ λίθον οὐδαίοιο μετοχλισθέντα θυρέτρου
ἄπλετον ἐν δαπέδῳ κεκυλισμένον, ἄχθος ἀρούρης,
καὶ τάφον ἔδρακε γυμνόν, ὅπῃ βαρύφορτος Ἰωσὴφ
Ἰησοῦν ὀλίγῃ ψαμαθώδεϊ θῆκε χαμεύνῃ.
κεῖθι γυνὴ νυχίη πόδας εὔνασεν• ἀμφὶ δὲ κόλπῳ
πενθαλέον μύρον εἶχεν• ἐρημαίης δὲ χαμεύνης
ἥψατο μαστεύουσα νέκυν φύξηλιν ἀλεῖψαι.
ἀλλά μιν οὐκ ἐκίχησεν• ἐπειγομένῳ δὲ πεδίλῳ
νόστιμος εἰς δόμον ἦλθε• κατωπιόωντι δὲ Πέτρῳ
ἀγγελίην ἑτέρῳ τε συνενδιάοντι μαθητῇ,
κοίρανος ὃν φιλέεσκε, μιῇ ξυνώσατο φωνῇ
ἀμφὶ τάφου κενεοῖο. καὶ ὡς ἔχε Πέτρος ἀκούσας,
ἔμπνοος οἰστρηθέντι ποδῶν διφήτορι ταρσῷ
ἄνθορεν ἐκ μεγάροιο• καὶ ὡμάρτησε μαθητὴς
ἄλλος ὁμῶς ἐπὶ σῆμα, καὶ εἰς δρόμον ἔτρεχον ἄμφω.
Al risveglio della prima aurora dopo il sabato,
di buon’ora Maria di Magdala, amica delle lacrime,
muoveva i suoi passi verso il sepolcro, quando sulla terra ombrata
l’astro nottisorgente del mattino inoffuscato vagava.
E la pietra vide scalzata dalla porta terrestre,
enorme, rotolata a terra, fardello del suolo,
e nudo il sepolcro dove Giuseppe, col suo gravoso carico,
Gesù aveva deposto sull’umile giaciglio di sabbia.
Vi si fermò la notturna viatrice (al grembo
stringeva gli aromi per il morto) e accarezzò quel giaciglio deserto,
bramosa di ungere il defunto che aveva lasciato.
Non lo trovò. Con passo sollecito
ritornò verso casa e a Pietro che guardava in terra
e all’altro con lui, il discepolo che il Signore amava,
d’una sola voce rivelò la notizia del sepolcro vuoto.
Don Giuseppe
(Corona di Spine di BEATRICE CIGNITTI)

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